Devo
dire, in primo luogo: il titolo è felicissimo. Non si era mai arrivati a
pensare a Adolf Hitler come a un artista mancato se non partendo dalla
biografia di Ian Kershaw, ma nessuno aveva finora osato prendere a paradigma colui
che è passato alla storia come simbolo indiscusso del Male assoluto per un
romanzo in cui fama e grandezza vengono a sfatare i propri miti illusori nell’abbondante
reticolo delle 400 fitte pagine, sempre più appassionanti e anche divertenti
fino al riso cordiale, de Il più grande
artista del mondo dopo Adolf Hitler di Massimiliano Parente (Mondadori,
2014). Il titolo è perfino un po’ fuorviante nella sua efficacia, perché Hitler
ha avuto bisogno degli altri per realizzarsi laddove Max Fontana ha fatto tutto
da sé, perciò è anche più grande di Hitler nel suo affabularsi megalomane. Ma
procediamo con ordine.
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