giovedì 27 febbraio 2014

La poesia attraversa il silenzio


Non abbiamo mai idea della nostra immagine esteriore se non sono gli altri a dircene, lo specchio è chiuso nel suo narcisismo. La poesia, dicendo con forza il nichilismo e il nulla, attraversa il silenzio (necessita dei suoi spazi bianchi):

«Queste teste immerse nel caos
questa giostra ingloriosa
è ruotata a creare
un buco nel mio cuore»
(Saverio Bafaro, “Poeti e Poesia” Rivista Internazionale N. 29 – Settembre 2013 – Direttore Elio Pecora).

C’è bisogno di una dialettica che segni

«il passaggio dalla pena alla gioia
dalla misura alla gloria
nel cuore della Notte
veliera, partoriente, speranzosa»
(S.B., ibidem).

La poesia dice molto più della parola che usa, con la complicità del tempo che passa:

«”Puoi sentirmi?”
chiamo più volte
l’abitante
del luogo abissale»
(S.B., “Capoverso” Rivista di scritture poetiche N. 26 – Luglio-Dicembre 2013).

La parola si rarefà grazie alla contrapposizione ritmica, si assolutizza al di là dell’esperienza quotidiana (altrove già era stata, per il poeta, invito simposiaco).

Sandro De Fazi
16 febbraio 2014



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