martedì 12 novembre 2013
Lirica greca
ἧμεῖς
δ' οἷά τε φύλλα φύει πολυάνθιμος ὥρη
ἔαρος,
ὅτ' αἶψ' αὐγῇσ' αὔξεται ἠελίου
(dal fr. 2 DIEHL di Mimnermo)
È una similitudine in lingua ionica riportata nell’Antologia di Stobeo IV 34, già topica
negli aedi omerici, usata in Iliade,
Z 146-149 da parte di Glauco di Licia nel rispondere a Diomede che gli aveva
domandato chi fosse. Ripresa da Apollo in Φ 462-466. Cfr. anche fr. 5 DIEHL,
della Ναννώ, tramandato sempre da Stobeo in Florilegio IV 50; Ateneo XI 470 a.b. per un altro frammento
della Ναννώ (= fr. 10
DIEHL); della Smirneide (= fr. 13 DIEHL) conservato da Stobeo nel Florilegio, III 7, 1 al capitolo περὶ ἀνδρείας, brano la cui interpretazione non è univoca. Non
c'è numero di rivista classica che non se n’esca con nuove interpretazioni dei
frammenti lirici. Ma lirica c'è già in Omero, almeno come ipotesi eroica, la
letteratura greca ne è piena fino alla corte di Bisanzio e a Paolo Silenziario.
Per non parlare di Proclo (= 4, ed. VOGT), dove c'è un'interpretazione
neoplatonica del Pater noster.
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