“Ma anche questa nuova Albertine è multipla, e
proprio come con le più moderne tecniche fotografiche si può inquadrare una
singola chiesa successivamente nelle arcate di tutte le altre, e l’intero
orizzonte nell’arco di un ponte o fra due foglie vicine, decomponendo
l’illusione di un oggetto solido nei molteplici aspetti che lo compongono, così
il breve tragitto delle sue labbra verso la guancia di Albertine crea dieci
Albertine, e trasforma un banale essere umano in una dea dalle molte teste.”
(Samuel Beckett, Proust)
(Samuel Beckett, Proust)
2 aprile 2015
*
Emozionante visitare la sala “Marcello Gigante”
di papirologia ercolanese, stamattina alla biblioteca nazionale di Napoli.
3 aprile
*
- Forse sbagliate, a lavorare solo per i pezzi grossi. I pezzi grossi sono
noiosi. Dovreste variare, cercare degli scienziati, o dei professori, o degli
scrittori. Dev’essere interessante, lavorare per qualche scrittore famoso. Non
avete mai provato?
- No. Ammesso che gli scrittori abbiano bisogno di una segretaria.
- Certo che ne hanno bisogno.
- Conoscete qualche scrittore famoso?
- Conosco un uomo che ha scritto un libro sui bottoni, ma non è molto famoso. Beviamo qualcos’altro?
- No. Ammesso che gli scrittori abbiano bisogno di una segretaria.
- Certo che ne hanno bisogno.
- Conoscete qualche scrittore famoso?
- Conosco un uomo che ha scritto un libro sui bottoni, ma non è molto famoso. Beviamo qualcos’altro?
(Rex Stout, Nero Wolfe, difenditi!)
4 aprile
*
Nella drammatica seduta del Sinedrio
precedente alla chiamata in causa del procuratore romano, l’unico che si
sbilanci cautamente a favore dell’imputato, in un certo senso l’unico “laico”,
anticlericale, è Nicodemo, che aveva intrattenuto precedentemente colloqui
notturni, segreti, con lui (“Quomodo potest homo nasci, cum sit senex”?)
. Caifa fa il suo mestiere, dopotutto, come lo stesso Pilato, estraneo secondo
la mentalità romana al culto del popolo sottomesso: si decide a prendere
posizione, come si sa, solo quando subentrano pericoli per l’ordine pubblico,
che sì riguardavano Roma. E lo stesso Giuda non aspettava che un liberatore
politico. Insomma, ogni tassello è al suo posto altrimenti la narrazione
evangelica non avrebbe potuto sussistere né la cultura ebraica essere portata a
compimento (il che non è sempre presente nella consapevolezza dei redattori -
quantomeno sinottici - che operavano non contemporaneamente ai “fatti” ma
nell’ambito delle prime comunità cristiane, mosse da evidenti intenti
apologetici, e questo punto nessuno discute).
Certo l’espressione “sub Pontio
Pilato” è la più controversa del Credo di Nicea, in quanto ripropone il
problema del rapporto tra storicità e mito, o se si preferisce tra razionalismo
e fideismo, nel senso della scelta tra fides quaerens intellectum piuttosto
che – esigenza avvertita da due o tre secoli a questa parte - intellectus
quaerens fidem.
È dunque la teologia, giovannea
soprattutto, ad aver prodotto i fatti o i fatti hanno prodotto la teologia? E
si badi che l’ammissione del mito – dell’invenzione narrativa – appartiene a
esegeti tanto cristiani quanto ebraici (che parlano al riguardo di midrash).
Qual è la risposta? Bisogna quindi
vedere che cosa sia “essenziale” per l’esegesi, come affermava Jean Guitton.
Probabilmente, anche, nelle parole di Luca X-21: “hai nascosto queste
cose ai dotti e ai savi e le hai rivelate ai piccoli… perché così a te
piacque”.
*
Apartment 1303 3D di Michael
Taverna (2012) è un dramma familiare – una madre-diva sul
viale del tramonto alcolizzata con due figlie adulte, Janette e Lara,
disadattate ma combattive – camuffato da thriller poliziesco con risvolti
metafisici. C’è suspense.
Tutto
ruota intorno a un appartamento preso in affitto da Janette. Diventa a poco a
poco una tragedia ma non dico di più per non spoilare.
Citazioni
da Dario Argento, L’esorcista, Psycho di Hitchcock.
6 aprile
*
“È stato affermato, da più d’uno, che io, da
rigido marxista ortodosso, mi sia venuto via via mutando e abbia assunto, alla
fine, atteggiamento di critico e di oppositore. Non avrei, naturalmente, nessuna
difficoltà ad ammettere il fatto, se fosse vero; ma che non sia vero, non debbo
spendervi parole intorno: i saggi qui raccolti, e che sono tutto ciò che ho mai
pubblicato in materia, bastano a provarlo.”
(Benedetto
Croce, dalla prefazione 1899 a Materialismo
storico ed economia marxistica)
7 aprile
*
"Zitto, zitto per pietà" disse Geltrude, "che non sentano:
volete farmi diventare il ludibrio di quelle..."
"Prego coloro i quali fossero disposti ad
ammettere questo sospetto, a riflettere che essi verrebbero ad accusare
l'editore niente meno che di aver fatto romanzo, genere proscritto nella
letteratura italiana moderna, la quale ha gloria di non averne o
pochissimi." (Alessandro Manzoni, dalla prima introduzione contemporanea alla stesura
dei primi capitoli di Fermo e Lucia)
"Scrivo male: e si perdoni all'autore che egli parli di sè:
è un privilegio delle prefazioni, un picciolo e troppo giusto sfogo concesso
alla vanità di chi ha fatto un libro: scrivo male a mio dispetto; e se
conoscessi il modo di scriver bene, non lascerei certo di porlo in opera."
(Alessandro Manzoni, dall'introduzione rifatta da ultimo a Fermo e Lucia)
9 aprile
*
Una mattinata sconvolgente, da
dimenticare. Ma non dimentico come sono stato trattato, e voglio parlarne
almeno qui.
Con la premessa che non sono nato a
Caserta e mi trovo del tutto incidentalmente ad abitare in questa città a dir
poco incivile, quel che è accaduto stamattina alla Reggia è qualcosa di
inaudito e incredibile a dirsi da parte mia per primo.
Volevo entrare al parco esibendo il
modello del Miur che mi dà diritto come docente all’accesso gratuito nei musei
statali e nei siti di interesse archeologico, storico e culturale italiani. Ma,
appunto, Caserta non è in Italia ragion per cui non c’è da sorprendersi neppure
del modo in cui sono stato trattato.
Mi è stato detto, con fare molto
aggressivo, con fare sgarbatissimo, inconcepibile e da non credersi, che la
tessera non era più valida dal dicembre 2014 e che o potevo usufruirne pagando
al 50% il prezzo del biglietto, ammontante a 6 euro, oppure potevo farmi una
tessera annuale che costa 10 euro. Che bisogno c’è, però, di essere così
maleducati? Penso che chi venisse da fuori in visita, scapperebbe inorridito
per siffatti stili di comportamento, quando poi ci si meraviglia delle pessime
condizioni in cui è tenuto il Palazzo reale di Caserta.
Ometto l’estrema difficoltà linguistico-concettuale
nel comunicare con le persone addette alla biglietteria.
Riservandomi di verificare in altra sede
la veridicità di quanto mi si stava dicendo, mi ero dichiarato disponibile a
fare nel frattempo la tessera annuale. Ma purtroppo, un nuovo attacco di
aggressività gratuita mi stava di nuovo talmente investendo che per me è stato
istintivo, quasi come in una legittima difesa, mandarli al diavolo e me ne sono
andato, e solo per non voler scadere allo stello livello non li ho mandati a
quel paese con ben più convincente turpiloquio.
Tutto questo è molto grave. Mi sono
rivolto a un carabiniere che era lì presente, il quale mi ha dichiarato che
niente poteva fare da parte sua, che, anzi, se non ci fossero loro si
arriverebbe spesso allo scontro fisico. Ma vi rendete conto?
Mi consigliava quindi di ritornare in un
giorno feriale, quando una minor ressa di persone avrebbe reso meno complicate
le operazioni di ritiro della tessera.
Insomma, una mattinata letteralmente da
incubo.
Io mi faccio i complimenti da solo per
la mia azione di resistenza quotidiana nel vivere in questa città infestata da
una inciviltà di fondo, trasversale a tutte le classi sociali e che inquina i
rapporti interpersonali minimi tra le persone, rendendo la vita quotidiana
estremamente difficile.
Di fatto, sono stato leso nella mia
libertà e nel mio diritto di accedere al Parco reale.
12 aprile
*
Verso la fine del Capitolo II intitolato “Fermo” (Tomo primo),
il romanzo diventa all'improvviso un prosimetro, la prosa decolla verso la poesia:
«Quando furono sulla porta: “Mi promettete ora”, disse il
curato, “di non dir niente?” Fermo, senza rispondere gli chiese di nuovo
perdono e
da lui che molto anco volea
chiedere e udir qual lume al soffio sparve.»
14 aprile
*
Qualcuno ha scritto questa e-mail, titolo per un breve racconto alla
Stephen King o magari alla Agatha Christie.
17 aprile
*
Non amo il telefono.
Mi capita di staccarlo, il pomeriggio, o di non rispondere.
O devo ripristinare la segreteria telefonica, che da qualche tempo non
funziona.
Sono già tre volte che
chiamano nell'arco di mezz'ora e non sono andato a rispondere.
Ma perché le persone non vogliono stare sui social, non usano whatsapp,
sono refrattarie alla tecnologia? Non capisco per quali motivi effettivi.
Trovo di gran lunga
più agevole comunicare intanto mediante la tecnologia, in specie nelle giornate
compresse che tutti abbiamo. Come si fa a prescinderne? Impossibile. Sarebbe
come rinunciare all’energia elettrica.
Parlare per telefono
non mi piace (più, da tempo, a me che da giovanissimo, o da giovane - diciamo
da giovanissimo - ci passavo ore e ore).
Ovviamente non si può
non usare il telefono, rete fissa e smartphone o quant’altro, ma per quanto mi
riguarda solo per motivi rari, o specifici. Preferisco il rapporto diretto, la
presenza fisica, guardare negli occhi, affidare tutto alla parola telefonica è
pure faticoso, dopo cinque minuti mi spazientisco. No, se richiamano una quarta
volta alzo la cornetta senza ascoltare e riattacco immediatamente.
E stacco.
19 aprile
*
Non ho
nessuna difficoltà a definirmi marxista, il che significa però aver rivisto gli
equivoci marxistici non teoreticamente fondati, non essendo una filosofia della
storia (Simmel meriterebbe una trattazione a parte) il materialismo storico,
che è invece più giusto chiamare “astratto” o “metafisico”. Dopodiché andiamo
pure avanti.
20
aprile
*
Non mi
faccio capace di come si possa celebrare la Resistenza senza considerare che Giovanni
Gentile fu ucciso proprio dai partigiani gappisti, oppure senza studiare
scientificamente il fascismo.
L’assassinio di Gentile fu un atto di barbarie.
L’assassinio di Gentile fu un atto di barbarie.
E chissà
quando mai vedremo questo film “L’ospite” di Ugo Frosi, già silenziato prima
ancora di arrivare nelle sale?
*
"Ho
fatto questa tiritèra perché nessuno trovi inverosimile che fra Canziano, senza
alcuna obbiezione, senza stupirsi, si sia incaricato di dire, nullameno che al
Padre Guardiano, che s'incomodasse a portarsi da una donnicciola che aveva
bisogno di parlargli."
(Alessandro
Manzoni, Fermo e Lucia, tomo I, cap.
III, “Il causidico”)
22
aprile
*
Leggo per
dare alterità al mio monologo interiore più o meno joyciano.
23 aprile
*
Mi sembra
legittima una ripresa dell’umanesimo classico in termini bruniani, nonostante
tutta la polemica antiumanistica pur molto presente in Giordano Bruno, che è
simbolo di libertà intellettuale per la sua concezione critica e dialettica
della verità. Anche quando si avanzano istanze di carattere gnomico, io
penserei a una molteplicità di interpretazioni - o infiniti mondi -, dove
quella più forte è naturalmente la più vera. È una questione di volontà di
potenza: chi stabilisce la verità? Il più forte. Più
forte dal punto di vista ermeneutico, non già della forza materiale bruta.
Volontà di potenza e non il potere dei politicanti che ci governano o gli
atroci strumenti repressivi che colpirono Bruno o i nostri contemporanei historici fures, ripetitori acritici di
quanto già detto da altri e alla ricerca dell’applauso universale, altrimenti
cadiamo di nuovo nell’equivoco della sorella di Nietzsche che fraintese tutto.
Poi io sono su posizioni abbastanza immoralistiche o piuttosto più vicine
all’etica che non alla morale: etica che a sua volta è prossima all’estetica.
24 aprile
*
I politici con le loro celebrazioni istituzionali, irrimediabilmente e
anche fastidiosamente retoriche, - con della buona fede magari, non dico di no,
specialmente in alcuni cittadini - ci invitano a onorare la giornata testé
trascorsa in nome della libertà di pensiero conquistata. Il che mi suona pure
demagogico.
Il problema è che il
pensiero in Italia è sempre stato in tensione coi poteri costituiti e appunto
con lo stato inteso nel suo aspetto trascendentale; si pensi a Machiavelli
esiliato, a Bruno mandato al rogo, a Galileo costretto all'abiura, e così via.
Quindi di che stiamo parlando non si sa. Non è lo stato la categoria
costitutiva del pensiero e guai se lo fosse o pretendesse di esserlo!
Fortunatamente il pensiero politico italiano è fuori dallo stato da sempre,
a parte il fatto che in Italia ci sono stati sempre decine di stati. Ma ci
mancherebbe soltanto ormai una filosofia dello stato! Non che manchino
tentazioni in questa direzione, mi pare, di pensiero unico e omologato, però...
26 aprile
*
Bisogna esser grati al cervello dei propri amici: il proprio non basta mai,
così si saltano alcuni passaggi “che tenem per fede” e si fa prima, è una
collaborazione cui tutti ci prestiamo a nostra volta.
Talora pure l'estraneo e addirittura il nemico - purché degno - danno a
loro insaputa o loro malgrado un contributo, ma in questi casi bisogna
impiegare del tempo a pensarci su.
27 aprile
*
Andrebbero però sostituite le metafore atmosferiche ormai impraticabili con
la parola latina cælum (nel passaggio
mediolatino cfr. Du Cange et alii, alle voci cælestim: Vergil. Grammat. ap. Maium. collect. forma octonaria vol.
pag. 72; cœlum: Concameratio, ex Anglico Seeling, quod idem sonat. Itali etiam
Cielo di Camera, laquearium vel lacunar
vocant. Gervasius Dorobern. de Combustione et reparat. Dorobern. Ecclesiæ:
[…] Cœlum inferius egregie dipictum,
superius vero tabulæ plumbeæ ignem interius ascensum celaverunt), più ampia
nel significato specialmente quando si affrontano determinati argomenti. Se
Francesco Bergamasco l’avesse adottata nella sua traduzione dal francese,
sarebbe stato magari infedele al testo originale ma più efficace nel seguente brano
tratto da Carrère:
«Ti sentirai smarrito, solo nel buio. Chiamerai aiuto, non risponderà
nessuno. Meglio che ti prepari a quel momento, anche se sarai sempre colto di
sorpresa e barcollerai. Questo è ciò che si chiama la croce. Non c’è gioia
dietro la quale non si scorga l’ombra della croce. Dietro la gioia c’è la
croce, te ne accorgerai presto, del resto lo sai già. Quello che ci metterai
più tempo a scoprire, forse tutta la vita, ma ne vale la pena, è che dietro la
croce c’è la gioia, e una gioia inespugnabile. La strada è lunga. Non avere
paura, ma non stupirti se ne avrai. Non stupirti se dubiterai, ti dispererai,
accuserai il Signore di essere ingiusto e di chiederti troppo. Quando lo
penserai, ricordati questa storia: c’è un uomo che si ribella e si lamenta,
come hai fatto e farai ancora tu, perché gli tocca portare una croce più
pesante di quella degli altri. Un angelo lo sente, e sulle sue ali lo conduce
nella parte del cielo dove sono conservate le croci di tutti gli uomini.
Milioni, milioni di croci, di ogni misura. L’angelo gli dice: “Scegli quella
che vuoi”. L’uomo ne saggia alcune, le confronta, prende quella che gli sembra
più leggera. L’angelo sorride e dice: “Era la tua”.»
(Emmanuel Carrère, Il Regno, p. 48)
29
aprile
*
La
cornice nella narrazione ce la metteva Boccaccio, sia pure rifatto da Busi. Lui
ancora seguiva l'estetica aristotelica (Boccaccio, non magari Busi)!
30 aprile