mercoledì 24 dicembre 2025

La coerenza etica del dire: LA COMMERCIALISTA DI BANSKY di Giuseppe Morgillo. Una recensione

Questa è la quarta raccolta poetica di Giuseppe Morgillo, una scrittura che si è ormai assestata nel verso, pur restando intrisa di elementi concettuali sofisticati e raffinati anche quando scorre lungo il registro del dire quotidiano. Faccio subito una premessa, poiché in esergo incontro con sorpresa una citazione tratta dalla mia recente raccolta di racconti Gli angeli assurdi. Dirò dunque che La commercialista di Bansky: ovvero della rivoluzione terrena e celeste della stella del mattino è un libro che rispetto senza poterlo abitare — ma questo, in questa sede, è tutt’altro che un limite. Mentre il sottoscritto rappresenta infatti l’amore e suoi dintorni come soglia ontologica, Giuseppe Morgillo assume quell’etica e la traduce in una cronaca coerente, quasi anti-trasfigurativa, accogliendone la responsabilità ma deviandone l’esito. In altri termini, se io salvo l’amore facendolo diventare lingua, Morgillo salva la lingua restando fedele all’amore.

Qui il corpo è tenuto in penombra: l’atto amoroso è presente come conseguenza e non come scena. La commercialista di Bansky racconta una storia d’amore dichiaratamente felice, vissuta sotto il segno dell’esposizione e della continuità. Non c’è dramma risolutivo né crisi fondativa: l’amore è dato come evento che accade e che, proprio per questo, chiede di essere continuamente riaffermato. Queste poesie non riguardano l’innamoramento come frattura ma come stato che si prolunga e si ripete, si misura col tempo e con la paura della dispersione. Ne deriva una scrittura che assume la forma di una cronaca sentimentale, fedele non tanto all’eccezionalità dell’amore quanto alla sua durata.

Talvolta il gioco paronomastico («La donna per cui ho / perso la testa. / La donna che ho / sempre in testa») è volutamente semplice, quasi dimesso, e proprio per questo significativo. Non c’è ascesa né metafisica: c’è invece un’insistenza mentale quasi ossessiva. L’angelicazione è evocata per essere immediatamente neutralizzata; la donna non è principio di elevazione, bensì presenza che abita il pensiero senza trasfigurarne lo statuto. In questo senso, la ripetizione che attraversa l’intera raccolta non va letta come impoverimento del dettato, ma come scelta etica. L’io poetico non cerca l’epifania né l’evento che risolve: affida invece la scrittura alla permanenza di un sentimento che chiede di essere detto ancora, non perché cambi, ma proprio perché resta.

La commercialista di Bansky è così un libro che rinuncia alla trasfigurazione per custodire la continuità, e trova in questa rinuncia la propria coerenza più profonda.

 

Sandro De Fazi

        Vigilia di Natale 2025