venerdì 14 dicembre 2012

I sospetti che degradano "anche chi li prova". Due testi a confronto





EM a Dario Bellezza – [minuta] di lettera ms, s.d. [’69?]
in L’amata. Lettere di e a Elsa Morante, a cura di Daniele Morante con la collaborazione di Giuliana Zagra, Einaudi 2012, pp. 538-539

Carissimo Dario,
Mi dispiace di averti offeso, ma preferisco, da parte mia, di averti dato occasione a scrivere questa lettera, la quale mi conferma, anzi ripete fin quasi nelle parole, quello che io ti avevo detto per telefono.
Certo, è possibilissimo che anche questa immagine negativa, che tu ti fai di me, mi appartenga, e che io possa, anzi deva, riconoscermi anche in essa. Tu sai difatti, come io so, che in ciascuno di noi abita una piccola moltitudine (spesso di convivenza difficile) e che da questa moltitudine, a seconda delle circostanze e delle persone, si suscita[?] e si proietta sugli altri una immagine diversa di noi stessi. Ma il fatto che tu, a differenza di quelli che mi sono amici, abbia scelto di me proprio questa immagine, dimostra che, se è vero che tu non mi sei simpatico, anch’io non ti sono simpatica. Anzi, credo (posso anche sbagliarmi) che in fondo la tua non simpatia per me abbia preceduto la mia, e magari l’abbia prodotta.
È anche vero che, se io possedessi una maggiore carità, potrei forse provare simpatia anche per quelli che non ne provano realmente per me. Ma almeno per ora, la mia carità è insufficiente a questo. Tutto quello che posso fare – e che faccio sempre in questi casi – è di evitare gli incontri con certi poeti, accontentandomi di leggere le loro poesie. Questa [xxx] è l’unica povera forma di carità [xxx xxx] (verso me stessa e verso di loro) di cui dispongo in casi simili.
Scusami; ma solo la simpatia a me può dare ancora qualche contentezza. E io cerco la contentezza, come la gente comune.
Naturalmente, se credessi che la mia compagnia può dare a te qualche contentezza, questo già mi basterebbe. Ma ho proprio l’impressione che non sia così. [xxx xxx xxx xxx xxx]. E per di più alcuni miei sospetti sono, per te, umilianti. Forse, si tratta di sospetti ingiusti. E in ogni modo ti assicuro che non ti voglio male. Anzi, il contrario.
E mi addolora che tu sia infelice. Ma purtroppo, non posso darti nessun vero aiuto. Senza simpatia, nessun aiuto è possibile.
Scusami, e cerca di non odiare. Né me, né nessuno.
Elsa

* * *
Elisa V. a Tommaso
in Angelo di Dario Bellezza, Garzanti 1979, pp. 69-70

Caro[1] Tommaso,
mi dispiace di averti offeso, ma preferisco, finalmente[2], di averti dato occasione a scrivere questa tua lettera ricevuta oggi[3], la quale serve a confermarmi[4] (anzi, ripete fin quasi nelle parole)[5], quello che io stessa avevo voluto spiegarti tante volte[6].
Certo, è possibilissimo, che anche questa immagine negativa, che tu ti fai di me, e oggi descrivi[7], mi appartenga, e che io mi riconosca “anche“ in essa.[8] Si sa[9] che in ciascuno di noi abita una piccola moltitudine (spesso di difficile convivenza[10]) e che da questa moltitudine si suscita e si proietta sugli altri, a seconda delle circostanze e delle persone, un’ immagine diversa di noi stessi. Ma il fatto che tu, a differenza di quelli che mi sono amici, abbia scelto di me proprio “questa”[11] immagine, costante[12], dimostra che, se è vero che tu non mi sei simpatico, anch’io non ti sono simpatica. Anzi, io[13] credo[14] che in fondo la tua non simpatia per me abbia preceduto la mia, e magari l’abbia prodotta.
È anche vero che, se io possedessi una sufficiente[15] carità, potrei forse provare simpatia anche per quelli che non ne provano[16] per me, e fino al ricambio[17]. Ma almeno per ora, la mia carità è insufficiente[18]. Tutto quello che posso fare – e che faccio sempre in questi casi – è di evitare gli incontri con certi poeti, accontentandomi di leggere la loro poesia[19]. Questo è l’unico rimedio di cui dispongo[20]. Scusami; ma solo la simpatia a me può dare ancora qualche contentezza. E io cerco la contentezza, come la gente comune. Naturalmente, se credessi che la mia compagnia può dare a te qualche contentezza, questo già mi basterebbe. Ma ho la convinzione che non sia così[21]. E questa convinzione è mescolata di sospetti che sono per te umilianti[22]. Forse, si tratta di sospetti ingiusti, e degradano anche chi li prova[23]. Però in ogni modo ti assicuro che non ti voglio davvero male[24], anzi, il contrario[25]. E mi addolora saperti infelice[26]. Ma purtroppo non posso darti nessun vero aiuto. Senza simpatia, non c’è aiuto possibile[27].
Scusami ancora[28], e cerca di non odiare[29]: né me, né nessuno.
Elisa



[1] invece di “carissimo”.
[2] invece di “da parte mia”.
[3] “ricevuta oggi” è un’aggiunta.
[4] invece di “mi conferma”.
[5] “anzi, mi ripete fino quasi nelle parole” ora tra parentesi, e con l’aggiunta di “mi”.
[6] invece di “io ti avevo detto per telefono”.
[7] “e oggi descrivi” è un’aggiunta.
[8] invece di “e che io possa, anzi deva, riconoscermi anche in essa”.
[9] invece di “Tu sai difatti, come io so”.
[10] invece di “convivenza difficile”.
[11] con l’aggiunta delle virgolette.
[12] “costante” è un’aggiunta.
[13] “io” è un’aggiunta.
[14] “(posso anche sbagliarmi)” è stato omesso.
[15] invece di “maggiore”.
[16] “realmente” è stato omesso.
[17] “e fino al ricambio” è un’aggiunta.
[18] “a questo” è stato omessso.
[19] invece di “le loro poesie”.
[20] invece di “Questa [xxx] è l’unica povera forma di carità [xxx xxx] (verso me stessa e verso di loro) di cui dispongo in casi simili”.
[21] invece di “Ma ho proprio l’impressione che non sia così”.
[22] invece di “E per di più alcuni miei sospetti sono, per te, umilianti”.
[23] “e degradano anche chi li prova” è un’aggiunta.
[24] invece di “E in ogni modo ti assicuro che non ti voglio male”
[25] con “Anzi” iniziava un nuovo periodo.
[26] invece di “E mi addolora che tu sia infelice”, periodo col quale si andava a capo.
[27] invece di “nessun aiuto è possibile”.
[28] “ancora” è un’aggiunta.
[29] con “non odiare” si concludeva il periodo.

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