sabato 15 dicembre 2012

Morante di nessuno




Nessun carteggio vero e proprio, inteso cioè nel senso binario. Molte lettere, anche di mittenti illustri, non hanno avuto risposta pur essendo assunte come carteggio sia pure unilaterale o in primo luogo, pregiudizialmente, espunte da questa raccolta composta da stratificazioni significative (significanti) complesse. Non si capisce il  criterio di non riportare «senza eccezioni tutta quella corrispondenza che non avesse significanza in sé, ma solo in quanto testimonianza di presenza, in quanto attestante che “io c’ero“ o “c’ero anch’io”» (p. XIX): non ne sapremo forse mai di più, perché il criterio è quantitativo e contraddittorio quando vuol essere qualitativo, al punto che sono riportate nel quarto capitolo lettere di semplici lettori ignoti, non solo per l’esclusione di tutta la corrispondenza degli amici più intimi come di chiunque avesse avuto con la scrittrice «una comunicazione altra che epistolare (o, quand’anche epistolare, non “storicamente” significativa» (ibidem). Una scelta cursoria da una parte si imponeva, ma esorbita alquanto, viceversa, anche quando Daniele Morante, con la collaborazione di Giuliana Zagra, per L’amata. Lettere di e a Elsa Morante (Einaudi 2012) ricorre direttamente ai mittenti/destinatari che avessero conservato documentazione utile al repertorio delle fonti epistolografiche, che filologicamente è il problema fondamentale di questo libro.

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