domenica 6 novembre 2022

Paralipomeni del Paradiso

 Beatrice allor con sue parole argute:

“Se mi avessi disiata e non amata,

le belle membra mie avresti avute.”

Rispuosile io: “So che un’altra fiata

non mi si dà, madonna, ’n terra piùe,

or che vostra bellezza se n’è andata.

Però lasciam che fu ciò che già fue.”

Ma ella a me severamente disse:

“Ben ascolta: le colpe sono tue!

oscurandoti il genio le tue fisse

püerilmente ostili a questa altezza,

come se ’l pan degli angeli partisse

mentre sussiste ancora mia fattezza.

La sai, che l’asseconda in vita e in arte

per me ’l tuo verbo ornato nell’ebbrezza.”

Ond’io: “Contradizion nelle mie carte

non mi si svela: perché anteponeste

il disìo che d’amor è la gran parte

alla vita per cui chiusura aveste,

nova bensì, con velen d’argomento?

Ditelo a me, qualora lo voleste!”

“Eppure la ragion del mio sgomento”

ricominciò “dovrebb’esserti chiara

e del perché passò quel bel momento

che mi costrinse a usar parola amara

e a negarti il favor che poi ho dato

altrui di cor, senza essere avara.

Purtroppo tu non misurasti l’iato

chiedendo a me che le divine pose

oggimai si fondesser nel guatato:

comprendimi, dovevi finger cose

per ottener mie luci, non l’amore

si addiceva e ’l silenzio ti rispose.”

“Con tutto ciò, non capisco il furore

per cui pensaste che ’i disïavo

solo la vostra imago nelle ore

e garzone pertanto sragionavo.

Confortato, per l’etere che andiamo

in vostra compagnia mi faccio bravo

come in quel dì specificando: ‘v’amo’:

in seguito, svoltando salutai

incontrandovi a caso, in quanto bramo

ma per vostro sorriso non restai,

luce magis dilecta, nei miei drammi

né più grazie a Virgilio sono tai.”

E disse appresso: “La matera fammi

grande nel seggio e canoscenza spira,

l’esser del mondo lo suo raggio dammi.”

Silogizzò, qual colei che delira

né io compresi come si conviene

’l verbo alla cosa, constatai senz’ira.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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