a K.
Ripenso il tuo
sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per
avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio
in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio
d’un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio
ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto
s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei
raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro
soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso
dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci
estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo
aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la
cima d’una giovinetta palma.
Eugenio Montale, da Ossi di seppia
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