Spero che nessuno sia, pur dentro il circolo ermeneutico,
agostiniano al punto di negare nella prospettiva della Rivelazione la salvezza
degli antichi che veneravano gli dèi pagani (De civitate Dei), che era pur sempre una possibilità del divino.
Identificare divinità e Dio fino a divinizzare la natura fu l’eresia di Bruno.
Nessuno prega per gli antichi, a nessuno viene in mente che Socrate o Platone o
il Genius Augusti o il più sconosciuto uomo greco o romano o egiziano sono
realtà metafisiche al pari di quelle cristiane. Ma la divinità è anche
molteplicità nell’unità e unicità della sua attualità, mentre oggi è
impossibile – o inconsueto – un atto di fede che riconosca realtà metafisica
alle divinità pagane. Eppure in Dante, poeta cristiano, questo fu possibile, come del resto in Foscolo o in Hölderlin o nella follia
di Nietzsche o in Carducci. Le strutture religiose del monoteismo si sono
lasciate alle spalle la distinzione tra divinità e Dio che fu stabilita davanti
all’Aeropago da S. Paolo. Ma le istituzioni religiose successive, tanto del
cattolicesimo quanto del cristianesimo riformato e dell’Islam, si sono opposte
proprio alla Rivelazione e all’atto di fede ateniese (il “dio ignoto”) reso
impossibile dalle strutture linguistiche che si sono date. Ma perché la poesia
non dovrebbe avere dignità gnoseologica al pari della filosofia o della
teologia, come accadeva all’inizio?
lunedì 11 febbraio 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
-
Nel 18 a.C. viene approvata, su proposta di Augusto, la lex Iulia de adulteriis coercendis : una legge fondamentale, la cui importanza ne...
-
Camillo Miola, L'oracolo (1880) Fabularum Phaedri – Liber Primus – Lupus et agnus Ad rivum eundem lupus et agnus venerant...
-
Accostandoci a questa raccolta, proprio come accadeva nei banchetti di Roma antica, siamo invitati a combattere contro la morte. Non esito ...
Nessun commento:
Posta un commento