venerdì 28 dicembre 2012

UN OCCHIO ESPERTO DEL FATTO RELIGIOSO





L’appartenere ad una venerabile gerarchia come quella del clero cattolico perfeziona senza dubbio il senso della gerarchia umana, e molto meglio di quanto lo faccia un’esistenza borghese. Però, chiarito questo pensiero, vado un passo più avanti, sforzandomi di serbarmi sempre logico. Abbiamo parlato di un “senso”, quindi di una componente della sensualità. Ma la forma cattolica della venerazione è quella che, per avviarci al soprasensibile, precipuamente conta ed agisce sulla sensualità, favorendola per le vie più impensate e costringendola più di ogni altra ad approfondirsi nei suoi segreti. Un orecchio avvezzo alla musica più sublime, ad armonie create per dare il presagio di cori celesti, non dovrebbe essere abbastanza sensibile per ascoltare la nobiltà profonda di una voce umana? Un occhio esperto del fasto religioso, degli aspetti e dei colori che simboleggiano la magnificenza di ambienti celesti, non dovrebbe essere particolarmente aperto alla grazia misteriosamente privilegiata di una forma perfetta? Un olfatto che, abituato ai profumi dei templi ed estasiato dall’incenso, abbia per tempo assorbito il grato aroma della santità, non dovrebbe poter avvertire l’emanazione corporea, se anche immateriale, di una creatura predestinata alla fortuna? Colui che è consacrato per celebrare il mistero della carne e del sangue di questa Chiesa, non dovrebbe poter anche distinguere, grazie ad un più raffinato senso del tatto, fra una sostanza umana scadente o superiore? Con queste parole ricercate mi lusingo di avere dato espressione quanto possibile esauriente ai miei pensieri.

Thomas Mann, Confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull, trad. it. di Lavinia Mazzucchetti, Libro secondo, Capitolo secondo   

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