È in corso a Tivoli, presso Villa Adriana, dal 5 aprile al 4
novembre 2012 la mostra intitolata Antinoo.
Il fascino della bellezza, dedicata al favorito di Adriano che annegò nelle
acque del Nilo e cui l’imperatore tributò onori divini dopo la morte. L’importanza
di questa iniziativa è una riprova tangibile del principato umanistico (come esaltazione della conoscenza filosofica
in senso sia formale sia lato) di Adriano (117-138 d.C.) che insieme a Antonino
Pio e Marco Aurelio si impose come un’anomalia del regime illiberale che durava
dall’epoca dei Giulio-Claudi e non avrebbe più conosciuto eccezioni successive a
parte forse i soli Galieno e Giuliano l’Apostata.
Antinoo non era che un ragazzo dotato di qualità
intellettuali e morali tutto sommato ordinarie, quello che doveva aver attratto
il principe fu la simbolizzazione del proprio progetto di riforma estetica nell’ambito
dell’amministrazione delle province, che vide incarnato in lui quando lo
conobbe in Bitinia. La novità di questa mostra è soprattutto nell’egittizzazione
dell’erómenos associato al culto di
Iside e nella rappresentazione speculare di sguardi col maturo erastés che appare, secondo l’inconografia
ufficiale, sempre con la barba all’uso dei filosofi antichi di contro all’espressione
consapevole e malinconica dell’altro. Il protocollo che dai tempi di Augusto
riservava la deificazione soltanto ai membri della famiglia reale fu comunque clamorosamente
rotto nonostante lo sconcerto silenzioso di un senato del resto, dopo la morte
di Cesare, esautorato di qualsivoglia funzione effettuale.
Si avverte il potere illimitato del principe, la cui presenza
metteva a disagio Frontone e dall'autoritarismo evidente. Il
cordoglio per il lutto fu universale, la morte di Antinoo lo gettò in una
disperazione che arrivò tuttavia a imbarazzare la corte, già trasferita in gran
parte da Roma alla Villa, che è una vera e propria città, anche più grande di
Pompei. Oltre alle ipotesi già formulate del suicidio e di un banale incidente,
è probabile che Antinoo sia caduto per volontà di altri cortigiani smaniosi
di prenderne il posto. Le Memorie di
Adriano della Yourcenar sono pur sempre il più espressivo documento
romanzato, ma basato sull’Historia
Augusta, delle vicende di questo singolare imperatore, assimilabile ad
Augusto (amico di Mecenate e del filosofo Areio) e al macedone Antigono Gonota.
I suoi numerosi viaggi non furono tanto i capricci di un esteta quanto un vero e
proprio metodo di governo, Adriano arrivò tardi al trono e grazie a un raggiro
col prefetto del pretorio e con Plotina, moglie del predecessore Traiano, che
lo nominò erede solo in punto di morte, l’8 agosto 117. Anche gli storici
antichi dubitavano della legittimità della successione.
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