venerdì 23 dicembre 2011

Merci, tutt’e due



Confesso: non mi piace la gente ma quando ne sono troppo lontano provo nostalgia e mi catapulto per strada.
Già. Il mio rapporto con Silvana attraversa un momento d’imbarazzo da quando ho scoperto che è gelosa della mia frequentazione di internet. Mi ha telefonato Valerio e abbiamo deciso che fa troppo freddo per uscire stasera contrariamente a quanto era stato proposto due o tre giorni fa da Tiziana. Dopo un giro di telefonate, prima di Tiziana a me, poi mia a Valerio ieri, senza che mi rispondesse nessuno - intanto stamattina avevo accennato di persona a Silvana di questa eventualità di incontrarci tutti, che c’era nell’aria fredda, troppo fredda: improbabile! - oggi di Valerio a me, non se n’è fatto più niente. Non è improprio affermare che Silvana, Tiziana, Valerio e alcuni altri fanno parte di un mio giro. Li vedo volentieri. Ciò corrisponde a una mia modalità relazionale ben precisa, per così dire visto che nei rapporti con gli altri predomina il caos, come nella vita e io, come non leggo libri di intrattenimento, a meno che non siano scritti bene e a quel punto sono qualcosa d’altro, allo stesso modo non frequento persone per intrattenermi. Passo il tempo con gli altri quando ritengo che ci sia un dialogo in corso, ci facciamo compagnia, parliamo come ci viene fatto di parlare altrimenti sarebbe un lavoro, chiacchieriamo. In caso contrario, in compagnia di chiunque il tempo non passerebbe, sarebbe un supplizio e la frequentazione morirebbe per autoselezione.
L’ho constatato a vent’anni.
Anche prima.
E ora sto pensando che mi sono dimenticato di avvisare Tiziana.
Abbiamo rimandato tutto a dopo il 26 dicembre, glielo dirò.
Valerio mi ha salutato bruscamente per avvisarmi che mi avrebbe richiamato dopo dieci minuti. Ho aspettato un quarto d’ora e sono uscito a metà pomeriggio avvolto da una folla calorosa nella sua vitalità ma che era anche un opprimente casino.
A Silvana nascondo che mi sono accorto della sua gelosia.
D’improvviso la vita è apparsa, per strada, con una sua saggezza morbida comoda che non mi sarei aspettato di ritrovare e infatti non si trova da nessun’altra parte se non nel  contatto coi corpi. Ma come si fa a essere gelosi di rapporti virtuali? Eppure è così: mi sono ripromesso di non parlare più con lei di ciò che accade in rete, anche se di tanto in tanto è inevitabile che dei riferimenti nei miei discorsi ricorrano. Sa di sentirsi esclusa da questo aspetto della mia vita. Però è lei che si esclude, e io non capisco, io la metto al corrente, è lei che non vuole sentire; se non la informo, allora non sono contento io che devo autocensurarmi. Detesto quelli che quando li incontri o senti per telefono, e coi quali hai comunicato in rete magari poche ore prima, fanno finta di non presupporre quello che ci si è detti e devi ricominciare tutto daccapo. Allora che si connettono a fare? È scoraggiante dover spiegare di nuovo ogni volta tutto. È un atteggiamento ipocrita, io ho dato amicizia a troppi su Facebook, l’ultimo dell’anno eliminerò dai miei contatti queste ipocrisie e meschinerie intrugliate. Ma ecco che per ignorare la gelosia di Silvana sono entrato in una pizzeria dove ho assistito a questo dialogo:
"Come si chiama?"
"Marguerite Yourcenar."
"Mai sentita."
Per poco non mi andava di traverso l'arancino che tenevo in mano. In genere mi impiccio dei fatti degli altri, sono molto curioso, ma stavolta non sono intervenuto. Chi me lo faceva fare? Sennonché ero in una libreria, tanto cosa cambia? Merci, tutt’e due, la pizza dopo (cioè, prima). A questo punto, avrei di che consolarmi se, mettiamo, un dialogo analogo andasse invece così:
“Come si chiama?”
"Sandrino De Fazi"
"Mai sentito."
Ecco. C'è bisogno di silenzio. 
(“La scrittura creativa è un'attività fondamentalmente amatoriale. Chi la pratica è una persona solitaria che rovista nei rifiuti, non un team specializzato che produce forme di intrattenimento, e noi americani siamo abbastanza fortunati da vivere in un meraviglioso mondo di spazzatura” Jonathan Franzen, Come stare soli. Lo scrittore, il lettore e la cultura di massa)

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