venerdì 23 dicembre 2011

Traduzioni


da Omero,
Odissea, I, 1-5

Cantami, Musa, quell’uomo dal vario
ingegno, che moltissimo andò errando,
dopo aver devastato la potente
città di Troia; vide le città
di molti uomini e ne conobbe il cuore,
e soffrì a lungo in mare e in fondo al cuore,
contendendo la vita ed il ritorno
dei compagni…

*

dall’Antologia Palatina,
V, 11 (di Anonimo)

Se salvi quelli in mare, Ciprigna, me naufrago a terra
            salva, o propizia, me pure che sono perduto.
30 ago. 1999

*

da Catullo,
Liber, 48

Dolcezza mia, i tuoi occhi, Giovenzio,
i tuoi occhi di miele, mio Giovenzio,
se tu volessi, li bacerei sempre,
li bacerei trecentomila volte,
mai e poi mai me ne vedrei sazio, -
non ne sarei mai, e poi mai, sazio:
nemmeno se più fitto di una messe
di spighe fosse il campo dei miei baci.
29 ago. 1999

*

da Sylvia Plath,
La rivale (in Ariel)

Se sorridesse, ti somiglierebbe la luna.
Fai la stessa impressione:
Di una gran bella cosa, annichilente.
Entrambi siete mutuatari di luce.
La sua bocca ad O si addolora al mondo; la tua
è insensibile a influssi.

Tuo primo regalo è far pietra di tutto.
Mi sveglio a un mausoleo; tu sei qui,
Muovi le dita sulla tavola di marmo, cercando
            sigarette,
Dispettoso come una donna, non così nervoso.
E muori dalla voglia di dire qualcosa d’incontestabile.

Anche la luna degrada i suoi sudditi,
Ma di giorno è ridicola.
Le tue insoddisfazioni, d’altra parte,
Arrivano per posta con regolarità amorosa,
Bianche e vacue, espansive come il monossido di carbonio.

Nessun giorno è al sicuro da notizie di te,
Che cammini forse per l’Africa, ma pensando a me.








Nessun commento: