"Giornata dionisiaca, giornata di modesto stravizio", ecco cosa ci propone in questo Intrigo Sandro De Fazi.
Racconti che si
intersecano con l'amore (anche se "l'amore non è bisogno di possesso, ma
un blando rivelarsi del mondo, per il quale si rinunzia al possesso
dell'amata/o" - come scriveva Musil) alla letteratura ("quella pagina
letteraria che debba sapere d'uomo, di umano, senza neppure escludere una certa
crepuscolare mediocrità della vita quotidiana, imprescindibile misura
dell'umano", perché in fondo "la letteratura non c'entra proprio
niente con la vita, col mare orrido della realtà e della sua accidentalità per
cui o ti è toccata una vita oppure un'altra, l'una vale l'altra e ogni
giorno" ci si deve calare "nel quotidiano più focomelico").
Una lettura erotica
anche se intellettualizzata, si passa dalle indagini per un professore
scomparso alle indagini interiori di "Liala", tra le serate
"oscene" di una qualsiasi giornata estiva trascorsa in una località
balneare - "sbavando" su un Tadzio di passaggio - ad una complicità
con ragazzi, ragazze trovate nelle notti, in quei ritagli antelucani dove piace
abbeverarsi, ai visi narcotizzati, ai desideri non appagati, alla comune
redenzione, alla soddisfazione per l'atto compiuto.
Risalta agli occhi
questo "Io" che sembra un azzardo, come scrive lo stesso autore:
"Non si dovrebbe scrivere quando un movente sentimentale è in corso,
quando un affetto è prepotentemente biografia, vita dell'io", ma che si
rivelerà un successo.
Lui difatti ne
prende le distanze, autore e narratore si mescolano, si affrontano, si
annullano, si disintegrano, lo spazio ed il tempo si fondono; si ritorna in una
biblioteca, là dove il viaggio è iniziato, con una linearità
"accattivante", a Calai come con Ascanio Alibrandi, passando per
Donatello Milesi, per Marino il bagnino, Naso Fallico, Incasso, Marco Grandi,
Fiorenzo Macchione, Luca o Marcus, "ovunque si può contemplare la bellezza
e dedicarle versi osceni".
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