PERSONAGGI
PRINCIPALI DEL ROMANZO
Domenico Domenici = personaggio «senza
qualità», un maturo impiegato che svolge senza entusiasmo il suo lavoro e, allo
stesso tempo, affermato scrittore visionario dalle ambigue trame, depositario
di anacronistici miti romantici.
Fritz Dahl → Gianfranco Tafuro = figura
evanescente, una sorta di ossessione ritornante al modo dello spettro de Il fauno di marmo di Nathaniel
Hawthorne, enigmaticamente legato al passato di Domenici.
Fabrizio Lombardi = giovanissimo
cameriere, brillante e seduttivo.
Diego Tozzi = amico e confidente di
Domenici.
Eugenio Altobelli = venticinquenne dai
lineamenti efebici.
Hermann Schleppfus = giovane poeta
svizzero ma residente da molti anni in Italia, dal fascino ambiguo e di dubbia
reputazione.
Angela Albrizzi = amica psicoanalista di
Domenici.
Narratore = assonanza vagamente
proustiana, la sua identità verrà svelata alla fine del libro.
LUOGHI
I fatti si svolgono all’interno di un
locale, «Caffè Hackert», nonché in località balneari del Lazio e in una sorta
di Graeca urbs, città meridionale
imprecisata e in parte a Napoli (e Venezia?).
25 agosto 2018
***
«Ne La modificazione [di Michel Butor]», ed
è una caratteristica del romanzo moderno, il racconto non corrisponde ad un
resoconto fedele degli avvenimenti ma all’invenzione di situazioni create
dall’immaginazione di un personaggio o del narratore» (Bernard Vallette).
Mi piace fare una
narrativa ottocentesca, cioè ispirandomi ai prosatori italiani (essendo io un
autore in lingua italiana) della nostra migliore tradizione: Nievo, De Roberto,
Tarchetti, Gualdo, Dossi, Boito, lo stesso Tommaseo, al netto ovviamente di
Manzoni e Leopardi, sempre imprescindibili. Naturalmente non intendo con ciò
protestare contro la sciatteria linguistica e concettuale dominante anche da
parte di tanta produzione «letteraria» contemporanea: sarebbe una protesta
inadeguata, inutile, sterile. È invece il mio modo di reagire, soprattutto in
termini espressivi, a tale stato di cose, andando controcorrente. Lo stesso
discorso vale per la poesia.
4 agosto
2019
Anche in Eugenio, come in Kierkegaard, c’è
seduzione (da parte di Domenico nei confronti di Eugenio) e poi abbandono. Con
la differenza che avviene il contrario nella situazione Fabrizio-Domenico: è
Fabrizio che lo seduce e poi lo abbandona; per non parlare di Gianfranco
Tafuro, pervasivamente assente nella vita, presente nella memoria di Domenico.
Tuttavia c’è da considerare che il vero narratore è Fabrizio, come si scopre
alla fine: dunque Fabrizio seduce e poi, invece di abbandonare, racconta. Qui
l’abbandono è declinato nel senso del racconto.
. Il
romanzo è anche una riscrittura in chiave parodica de La morte a Venezia: Domenici, diversamente da Aschenbach, entra in
rapporto col suo idolo e non muore, bensì è sopraffatto dalla narrazione di
Fabrizio.
Gaeta, 5 agosto 2019
Questo
romanzo è bellissimo.
6 agosto 2019
C’è
da una parte la celebrazione della parola – enfatica, romantica, dannunziana
qua e là -, dall’altra la consapevolezza di come la parola sia inadeguata (la
comunicazione tra il protagonista e Fabrizio è fatta più di sguardi e
linguaggio del corpo che non di parole).
Storia bugiarda (altro titolo possibile,
morantiano). Il romanzo ruota intorno a Fabrizio: un amore infelice, perché non
va a buon fine. Il titolo è fuorviante,
allude leopardianamente alla questione dei romanzi scritti dai poeti, al
netto di percorsi secondari (Gianfranco, Eugenio o altri) pure coinvolgenti ma
che la narrazione in finale esclude.
17 agosto 2019
- Altro dialogo tra
Diego e Domenico nell’acqua marina: si parla delle avventure effimere, Domenico
dice che a lungo andare, specialmente alla sua età, pure queste
diventano stucchevoli, ripetitive ecc. E d’altra parte Domenico non crede che
le storie d’amore possano durare più di due o tre mesi.
- Nicola? (Nicola →
Eugenio?).
Niente
in Eugenio è certo. Dell’esistenza di
ciascun personaggio si dubita, nessuna azione, nessun dialogo, nessun luogo è incontrovertibilmente
accertato. Nessun amore è esistente, nessun rapporto sessuale è assodato.
Esiste una trama, ma è tutta un’invenzione di uno dei personaggi (Fabrizio, il
cameriere, che non è mai narratore se non nell’epilogo).
Risulta quindi che tutto è stato
inventato sulla base di indizi da lui raccolti, di elementi di cui è venuto a
conoscenza e che ha arbitrariamente assemblato.
21 agosto 2019
Che
miracolo è stato scrivere questo romanzo, quali combinazioni astruse di realtà
e immaginazione l’hanno ispirato, quali contaminazioni autobiografiche tra
passato e presente! Ma editorialmente è tutto fermo; ci mancava l’emergenza per
il coronavirus a renderne ora difficile e per taluni aspetti quasi impossibile
la pubblicazione.
10 aprile 2020
È una riscrittura de La morte a Venezia.
C’è
del Moravia, del Proust.
Il
titolo è un omaggio a Leopardi.
Anche
è una struttura narrativa che riflette su se stessa.
30 agosto 2020
È
un gioco a intarsi, un enigma che deve essere precisato. C’è una parentela con
una specifica tradizione letteraria, non solo Leopardi e Kierkegaard, citati
nel testo, ma anche con Adolphe di
Benjamin Constant: Domenico sta a Eugenio (e sue adiacenze) come Adolphe sta a
Ellénore. Non esiste soluzione di continuità, per Adolphe, tra presenza e
assenza di Ellénore, il sentimento romantico si eleva fino a costituirsi come l’unica
realtà totalizzante del romanzo. In Eugenio
analogamente è Gianfranco Tafuro il presente/assente.
In
realtà Constant distrugge totalmente il sentimento romantico, perché Adolphe è
Anna Lindsay e Ellénore è Benjamin Constant (sarà proprio lui a confessarlo a
Juliette Récamier). Chi abbandona nella realtà non è dunque Constant ma la Lindsay
(e sue adiacenze, tra cui Charlotte von Hardenberg). Come Adolphe ha capovolto tutte le premesse autobiografiche di Constant,
il vero narratore di Eugenio è
Fabrizio e non Domenico. Chi vuole abbandonare è, kierkegaardianamente, Eugenio
e non Domenico, che invece si dibatte nell’affanno amoroso.
In
questo romanzo tutto acccade e non accade, c’è una rappresentazione realistica –
la ricostruibilità di una trama – ma allo stesso tempo ci sono elementi che la
sovrastano, una realtà ulteriore, o parallela, che si insinua nel racconto
degli avvenimenti.
13
ottobre
2020
Sono presenti i bar
come in Penses-tu réussir! di Jean de
Tinan:
«n’avait rien d’autre à faire que se cultiver, écrire,
traîner dans les bars avec ses amis et séduir les filles» (Anna Rozen).
25 ottobre 2020
«è caratteristica del romanzo modernista
di narrare in modo non convenzionale, lasciando, per esempio, ampio spazio all’interpretazione
e alla capacità di scavo del lettore. Al punto che non è raro vedere come al di
là della trama di superficie narrata da un romanzo ne emergano un’altra o più
altre che il romanzo stesso contiene in se stesso a un livello più profondo o,
diciamo così, a un secondo o terzo grado di articolazione» (Luca Crescenzi).
Qual
è il sottotesto contenuto nella trama di superficie?
Prima parte
Tra
Gianfranco e Domenico c’è stato un solo bacio, molto tempo prima.
C’è
un’aura dostoevskijana all’inizio.
Elementi
libertini da pamphlet del Settecento, che ruota intorno a Fabrizio.
Testo
parecchio hard.
Il
romanzo inizia d’estate.
Matrice/spunti
kierkegaardiani.
Divertissement intellettuale.
Seconda parte
L’amore mentale come un
personaggio dell’intreccio.
È un gioco
intellettuale sofisticato.
La centralità è data
dalla storia con Eugenio, come indica il titolo.
Ribalta la prima parte,
fino allo svelamento finale.
Eugenio è sedotto e poi
respinto, come in Kierkegaard. È stata tutta un’invenzione di Fabrizio
Lombardi.
2 gennaio
2021
Libro onirico, quasi
nulla vi accade realmente, nessun fatto narrato è certo, le forze attanziali si
sovrappongono l’una sull’altra a cominciare dai narratori che si alternano fino
all’epilogo. Ma proprio per questo, paradossalmente in questo romanzo niente è
inventato, i personaggi sono tutti reali, le storie d’amore tutte vere, la vita
vi è celebrata nella sua eterna vicenda – che, daccapo, non può che essere d’amore
– e d’amore romantico – nell’eterno superamento di se stessa. Nel momento in
cui sembra contraddetta, infatti, dall’episodio successivo, la trama di Eugenio - romanzo leopardiano, alludendo a un disegno
letterario del Recanatese, mai da lui realizzato in compimento unitario –
depista il lettore e insieme lo sfida a individuare dove sussista il vero
fulcro della narrazione, e ciò accade perché uno dei personaggi ha arbitrariamente
assemblato le pagine in una sua interpretazione tanto univoca quanto
soggettiva.
2 gennaio
2021
Ci sono false
narrazioni e sovrapposizioni, simulacri di personaggi e la sua apertura come
opera («aperta») ne fa un romanzo-enigma. Soprattutto del vero narratore, che
nel suo (doppio) finale si rivela come uno dei personaggi dell’intreccio.
16 luglio
2021
Ho riletto tutto il
libro pubblicato. Mi è parso una sorta di
pamphlet illuministico, un testo libertino, e anche una narrazione
romantica. Un romanzo scapigliato, tardo-romantico, ottocentesco, e infatti
alcuni stilemi li ho riprodotti proprio sull’esempio della letteratura
ottocentesca. Non per niente il titolo Eugenio
allude a un disegno di Leopardi.
Naturalmente non è un
romanzo ottocentesco, anche perché le mie libertà strutturali e contenutistiche
non si usavano all’epoca.
19 luglio
2021
Quanto si trova in un romanzo
pubblicato oggi, è ciò che lo scrittore dice riguardo all’oggi.
29 agosto
2021
Felici i tempi in cui
scrivevo Eugenio, finito il 4 maggio
2019! Prima della pandemia, che di lì a poco – e chi se lo sarebbe mai aspettato
– sarebbe esplosa e tuttora è in corso, tuttora impossibili presentazioni in
presenza.
Quasi un manifesto d’estetismo.
È stato un miracolo, ne
trassi forza, per scriverlo, dalla prosa di Defending
Bosie.
8
settembre
2021
- Il mio ultimo romanzo
Eugenio, diverso dai precedenti (Ti scrivo brevemente…; Defending Bosie che pur
è un romanzo). Qui la dialettica presente/reale.
Nuova letteratura odierna
Contiene una
riflessione sui destini del romanzo, partendo da un «Eugenio leopardiano
congetturale».
La tensione letteraria in
alcuni momenti è molto alta.
Narrazione menzognera:
doppia sorpresa finale sull’identità del vero narratore-affabulatore.
Dialettica dato
presente/dato reale.
Narrazione menzognera,
Morante presente nel metatesto.
9 settembre
2021
Mi gratificava l’immagine di me che mi veniva rimandata, mi
gratificava il dattiloscritto che andava accrescendosi, mi divertivo, mi
crucciavo, insomma ero felice. Può darsi che questa felicità o divertimento
passi al lettore; penso di sì, mi è anche stato detto. Eugenio è stato scritto in un momento di grazia.
Ho combinato varie mie situazioni di vita, anche del
passato, con la fantasia.
16 novembre 2021
A
è molto intrigato da B col quale ha un momento di intimità. Ma sullo sfondo c’è
sempre l’irraggiungibile C. A un certo punto A incontra D, col quale imbastisce
una storia. Si scopre poi che con C c’era sempre stato un rapporto. Ma tutta la
storia è raccontata da B, che ha architettato tutta la narrazione.
E
tuttavia, l’epilogo si conclude con le parole:
«E apro gli occhi, ed
era stato un bellissimo sogno».
Ciò può smentire l’ultimo
dato dichiarato: se è stato un sogno, non è realtà e cioè non è più B il
narratore.
Per la particolarità
evanescente del personaggio, è aperta l’ipotesi del narratore C: infatti,
precedentemente nell’epilogo, si afferma:
«io dico che la clandestinità
della loro relazione è la chiave risolutiva dell’intrigo».
Chi lo dice? Non già B,
per via dell’espressione:
«E apro gli occhi, ed
era stato un bellissimo sogno».
Ma chi è a dirlo? Non
già B, mentre A è da escludere programmaticamente, altrimenti il senso della
narrazione sarebbe quello di un cane che si morde inutilmente la coda e perciò,
tenuto conto dell’intera vicenda, non restano che… non resta che (se si parla
di clandestinità, ci si arriva per deduzione logica) C.
12 novembre
2022
È la testimonianza musivamente
costruita della mia passione per ***, rivisto ieri.
16 giugno
2024