Verrebbe da dire, leggendo Giorgio Agamben ("La passione della fatticità. Heidegger e l'amore", in "La potenza del pensiero"), che il Dasein esista tanto fattiziamente quanto fittiziamente, facendo riferimento alla nozione di Faktizität Ora, che il Dasein si tenga in una sospensione ambigua per cui si tiene cooriginariamente nella verità e nella non-verità è Heidegger stesso ad affermarlo ("Sein und Zeit", 222). Ho l'impressione che però Agamben forzi il Dasein nel senso del Man, anche se è pur vero che lo stesso pensiero heideggeriano a un certo punto arriva a una sorta di circolo vizioso nel quale l'autenticità e inautenticità siano entrambe - sembrerebbero - costitutive dell'essere al punto che verità e non verità si sovrappongono.
Ma l'amore è nella trascendenza del Dasein, nel suo Schon-Sein-bei-der-Welt. Qui subentra la Faktizität, intesa come faktisches Leben, il cui carattere proprio non è husserlianamente la Zufälligkeit contingente bensì la Verfallenheit nel senso di una non-originalità costitutiva del Dasein, che è l'equivalente dell'agostiniano esser "facticia" dell'anima, distinta dal "genus facticiorum deorum". Ma l'esperienza fattizia è latente e illatente, poiché essa è nascosta nell'apertura e anche è esposta nel suo ritrarsi. Il Dasein ne risulta un "lucus a non lucendo", ossia non è mai chiuso in ciò che lo apre, mai nascosto in ciò che lo espone.
L'In-Sein è un Existenzial, non un Kategorial e in quanto Existenzial esprime la struttura stessa del Dasein, al quale è necessario essere Faktum e contemporaneamente avere un mondo affinché per es. la sedia possa toccare il muro, ma affinché ciò sia è necessario che il muro sia-per la sedia. È l'essere disponibile fattuale di "Sein und Zeit" (56), per cui il Dasein è la fattualità del Faktum. Però tale Faktum non è fattuale e l'Existenzial è anche un Kategorial. Infatti "la fattualità non è la fattualità del Factum brutum" ("Sein und Zeit", 134-135). Quindi la Faktizität non è a posteriori, bensì appartiene strutturalmente al Dasein. E nel contesto della storia semantica del termine Faktizität (faitisseté - feit - faitis) che subentra il termine fétiche - Fetish - feitiço, come non oggetto posticcio e cioè segnale d'assenza, oggetto e non oggetto in Freud e come feticcio della merce in Marx. Analogamente il Dasein ha qualcosa di feticistico per la sua Faktizität in modo tale che non può, dice Agamben, "mai appropriarsi dell'ente al quale è tuttavia indissolubilmente consegnato". E esistenza autentica e esistenza inautentica non si distinguono più. Se è vero che nell'opera che rappresenta Heidegger più compiutamente il tema dell'amore è assente, se non per i rimandi a Pascal e a Agostino, giustamente Agamben cita altri testi del filosofo tedesco dove è invece trattato. La conclusione, suggestiva, di Agamben è che gli amanti "sopportano fino all'estremo l'improprietà dell'amore, affinché il proprio possa sorgere come appropriazione di quella libera impotenza che la passione ha portato al suo estremo".
(19 novembre 2020)
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