domenica 5 ottobre 2014

PENSARE L’ETERNO di Massimo Cacciari

Ho assistito presso il duomo di Caserta alla lectio magistralis di Massimo Cacciari Pensare l’eterno, per cui in definitiva l’eterno è totalmente degli enti e dei tempi non contingenti ma in sé eterni proprio come questi enti che siamo e questi tempi. Provo qui aionicamente, per così dire e sia pure brevemente (tralasciando irresistibili provocazioni che non riporto in questa sede, come ad es. la discussa paternità platonica del X libro della Repubblica, o una sottile polemica che ho colto col pensiero debole) a tracciare qualche mia minima sintesi, almeno stando a quel che ho capito io.
Partendo dal presupposto che la vita aionica (qui si fa riferimento ovviamente alla classica dicotomia αἰών/χρόνος) è così piena e così vita da apparire opposta al mortale e che nel divenire per definizione non può esserci alcuna immortalità – l’eternità essendo la vita perfetta in sé, e il paradiso regnum perpetuae libertatis (Tommaso, ma cfr. anche Plotino, Boezio) e aeternitas tota simul (Tommaso) - l’eternità, da non confondersi con l’infinità, è compresenza di tutti i tempi e di tutti i mondi. Ma, questo l’ho trovato entusiasmante proprio nel senso etimologico, l’eterno vuole l’eternità dell’ente stesso, dunque quei tempi e quei mondi non sono contingenti. Detto in termini non filosofici, il Signore non vuole l’ente mortale. Anzi, l’ente è in sé immortale (cfr. il grande pensiero idealistico), o l’eternità del mio atto di pensare, che in sé è eterno, mai cessa, sempre è (attualismo di Gentile, l’eternità appunto come atto di pensiero). Quindi si può parlare dell’indisgiungibilità – non di indistinguibilità – dell’Eterno con l’eternità dell’essente. Tutti gli esseri di tutti i tempi sono nell’eterno: ma in quanto eterni (aionici). Pensare l’eterno significa pensare noi stessi in questa chiave di immortalità.

(3 ottobre 2014)

Nessun commento: