giovedì 1 novembre 2012

Beatrice 1 e Beatrice 2




Fontana di Diana e Atteone (Parco della Reggia di Caserta)


Beatrice non e-siste in quanto Bice né in quanto Beatrice. «La scoperta di una chiosa di Pietro di Dante nel manoscritto Ashburnhamiano 841 (a quella data recuperato da poco in Laurenziana, dal governo del nuovo Regno, dalla vendita britannica), che conservava la seconda redazione del Commentum di Pietro, sembrò dare una perentoria conferma della realtà storica della donna. In effetti, nel “Giornale Storico della Letteratura Italiana” del 1886 (7, p. 366) apparve una nota di Rodolfo Renier, da sempre agnostico sulla realtà fisica di Beatrice, che ammetteva volentieri che tale chiosa era risolutiva della questione. Da allora, a quanto pare, nessuno si è dato più cura di indagare sulla realtà di Beatrice, tacitamente ammessa; la questione, un tempo centrale nel dibattito, è stata accantonata e dimenticata del tutto» (Gorni).
Dante sta a Klossowski come la Vita nova sta a La Vocation Suspendue, nel suo campo di luce si danno giochi speculari, sottilmente perfidi. Bice e Beatrice non sono la stessa persona, si può parlare di Beatrice 1 (Bice) e Beatrice 2 (Beatrice): dell’esistenza fisica della prima non è lecito dubitare ma sull’in-sistenza identitaria della seconda la Vita nova non fornisce informazioni attendibili, è chiusa rappresentazione essoterica (all’esistenza di Beatrice 1 Dante ha sostituito l’in-sistenza e la per-sistenza di Beatrice 2). Semmai è il Boccaccio del Trattatello (§ 32 e passim) a darci ragguagli in merito, né sono mancati, fin dalla scuola ottocentesca di Adolfo Bartoli, quelli che hanno dubitato fortemente della realtà fisica di Beatrice 1. La Vita nova è un romanzo paradossale – un prosimetro – un “romanzo” che si interroga sulla propria struttura – in quanto Beatrice 2 è una realtà meta-storica, esoterica e tutt’al più meta-testuale. Tra la prima e la seconda si inserisce astutamente il simulacro a capovolgere i due estremi dell’antitesi: Beatrice 2 è la Medesima, l’Esattamente Rassomigliante a Beatrice 1 nella Vita nova prima e al punto da diventare poi nella Commedia il luogo deputato della teologia.
Ma, appunto, nella Commedia divinamente rappresentata, di Beatrice 1 restano solo le spoglie mortali incielate nella trasumanazione della Commedia divina, significate per verba al punto che Beatrice 1 in-siste e per-siste nella vita di Dante in quanto Beatrice 2. Ignorando l’alta letteratura medievale la sessualità, nel romanzo di Dante l’inesistenza è compensata dalla persistenza.  
Ma se fosse esattamente vero il contrario? Se Beatrice 2 non fosse il simulacro e Beatrice 1 a sua volta fosse l’Esattamente Rassomigliante? Infatti «l’uguaglianza A=A si anima di un movimento interiore e senza fine che allontana ognuno dei due termini dalla sua propria identità e li rinvia all’altro con il gioco (la forza e la perfidia) di questo stesso scarto» (Foucault, La prosa di Atteone). Beatrice 1 in-sisterebbe e per-sisterebbe come doppio dell’altra quando tutto sembrava convincerci del contrario.








Nessun commento: