![]() |
Fontana di Diana e Atteone (Parco della Reggia di Caserta) |
Beatrice non e-siste in quanto Bice né in quanto Beatrice. «La scoperta di una
chiosa di Pietro di Dante nel manoscritto Ashburnhamiano 841 (a quella data
recuperato da poco in Laurenziana, dal governo del nuovo Regno, dalla vendita
britannica), che conservava la seconda redazione del Commentum di Pietro, sembrò dare una perentoria conferma della
realtà storica della donna. In effetti, nel “Giornale Storico della Letteratura
Italiana” del 1886 (7, p. 366) apparve una nota di Rodolfo Renier, da sempre agnostico
sulla realtà fisica di Beatrice, che ammetteva volentieri che tale chiosa era
risolutiva della questione. Da allora, a quanto pare, nessuno si è dato più
cura di indagare sulla realtà di Beatrice, tacitamente ammessa; la questione,
un tempo centrale nel dibattito, è stata accantonata e dimenticata del tutto»
(Gorni).
Dante sta a Klossowski come la Vita nova sta a La Vocation Suspendue, nel suo campo di luce si danno giochi
speculari, sottilmente perfidi. Bice e Beatrice non sono la stessa persona, si
può parlare di Beatrice 1 (Bice) e Beatrice 2 (Beatrice): dell’esistenza fisica
della prima non è lecito dubitare ma sull’in-sistenza
identitaria della seconda la Vita nova non fornisce informazioni attendibili, è chiusa rappresentazione essoterica (all’esistenza
di Beatrice 1 Dante ha sostituito l’in-sistenza
e la per-sistenza di Beatrice 2). Semmai
è il Boccaccio del Trattatello (§ 32
e passim) a darci ragguagli in
merito, né sono mancati, fin dalla scuola ottocentesca di Adolfo Bartoli,
quelli che hanno dubitato fortemente della realtà fisica di Beatrice 1. La Vita nova è un romanzo paradossale – un
prosimetro – un “romanzo” che si interroga sulla propria struttura – in quanto
Beatrice 2 è una realtà meta-storica, esoterica e tutt’al più meta-testuale. Tra
la prima e la seconda si inserisce astutamente il simulacro a capovolgere i due
estremi dell’antitesi: Beatrice 2 è la Medesima, l’Esattamente Rassomigliante a
Beatrice 1 nella Vita nova prima e al
punto da diventare poi nella Commedia
il luogo deputato della teologia.
Ma, appunto, nella Commedia divinamente rappresentata, di Beatrice 1
restano solo le spoglie mortali incielate nella trasumanazione della Commedia divina, significate per verba al punto che Beatrice 1 in-siste e per-siste nella vita di Dante in quanto Beatrice 2. Ignorando
l’alta letteratura medievale la sessualità, nel romanzo di Dante l’inesistenza
è compensata dalla persistenza.
Ma se fosse esattamente vero il
contrario? Se Beatrice 2 non fosse il simulacro e Beatrice 1 a sua volta fosse l’Esattamente
Rassomigliante? Infatti «l’uguaglianza A=A si anima di un movimento interiore e
senza fine che allontana ognuno dei due termini dalla sua propria identità e li
rinvia all’altro con il gioco (la forza e la perfidia) di questo stesso scarto»
(Foucault, La prosa di Atteone). Beatrice
1 in-sisterebbe e per-sisterebbe come doppio dell’altra quando
tutto sembrava convincerci del contrario.
Nessun commento:
Posta un commento