I Greci furono
così il popolo antropoplasta per eccellenza.
Werner Jaeger, Paideia. La formazione dell'uomo greco
Meglio
non affrontare discorsi politicamente troppo orientati in specie se nella
direzione opposta, quale che sia, a quella dell’intellettuale col quale, se
possibile, si sta interloquendo, se pure non chiara o scontata; prudente non
essere nemmeno troppo determinati nel dare per scontato un orientamento
sessuale purchessia, se l’interlocutore è freudiano: si può osare di più, in
confidenza, con quello junghiano (spesso tuttavia presenti nello stesso
individuo: che scoprirà la manovra e vi castrerà anche se junghiano e vi
disprezzerà comunque); preferibile non parlare di vacanze in specie se all’estero,
fa radicalchic; l’educazione è richiesta ma i sorrisi non devono essere
stereotipati: fa falso e il rapporto naufragherà dopo cinque minuti; meglio non
essere troppo edificanti in materia morale: scatta nell’altro un’istintiva
diffidenza, ma neppure mostrarsi troppo cinici in quanto la ripulsa scatta ugualmente.
Importantissimi sono i congedi, anche per telefono: non mandate messaggi
subliminali che siano in contraddizione con quanto siete andati dicendo, anche
e soprattutto nel congedo: qualunque cosa diciate, verrà radiografata in
profondo con una rapidità che non riuscite a immaginare, perciò se il saluto è
amichevole dovete essere amichevoli anche nei toni della voce e nell’espressione
facciale (se dal vivo), che verranno sicuramente percepiti, amplificati e
catalogati come messaggi principali.
Quanto
al laboratorio, quanti minuti occorrono per leggere una pagina di libro?
Dipende dal libro e dal lettore. Diciamo tre minuti? Ebbene, per scrivere una
pagina invece non bastano tre minuti, ne occorrono molti di più. Ore. A volte
intere giornate. Un libro di 150 pp. può essere letto in un paio di pomeriggi,
comunque in circa sette o otto ore. Ma è stato scritto, almeno una prima volta,
in 450/500 ore; poi ci sono le riscritture, le revisioni... Vi rendete conto
della sproporzione davvero ingrata? È
una questione di disciplina personale, che ognuno si dà come crede. Alfieri si
legava alla sedia. Io procedo non per ore ma per pagine. Mi disciplino per
scrivere assolutamente almeno una pagina al giorno. Quasi ogni giorno, ma se si
comincia col “quasi”, si saltano le sedute e questo fa male al libro. Io sono di
una pigrizia colpevole. Ma una pagina al giorno posso scriverla anche in mezz’ora
o in cinque ore, dipende, l’importante è non mollare, neppure a Pasqua.
I
dilettanti aspettano l’ispirazione. Scrivono dipingono musicano solo quando
sono ispirati, in specie se da cielo fiore amore e tante belle delicatezze. Ma
ispirazione significa disciplina. anche Dante è un “dilettante” ma
oggettivamente esiste uno spartiacque e non necessariamente in termini di “letteratura
vendereccia” (De Sanctis), anche se vendere non fa schifo a nessuno.
Va
da sé che delle volte si lavora a vuoto. Cominci un nuovo libro e dopo
cinquanta pagine ti accorgi che non funziona e lo molli. Succedeva a Moravia ed
è successo a tanti. Uno scrittore mio amico ha buttato via un romanzo di mille
pagine perché non ne era più convinto. O si riprende un progetto che era nel
cassetto. Thomas Mann riprese il Krull
dopo più di quarant’anni: lo iniziò nel 1910 e tra l’11 e il 12 lo interruppe;
ne pubblicò una parte nel ‘22 e, con alcune aggiunte, nel ‘37; pensò di
riprenderlo nel ‘51 e lo ripubblicò nel ‘54. Scrivere è un rischio come vivere.
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