mercoledì 25 gennaio 2012

Raskòl’nikov





Giudicherà tutti e perdonerà tutti, i buoni e i cattivi, i saggi e i mansueti… E quando avrà finito con tutti gli altri, allora chiamerà anche noi: «Venite avanti anche voi!» dirà. «Venite, ubriaconi; venite, deboli; venite, svergognati!». E allora noi ci faremo avanti tutti, senza vergognarci e ci fermeremo davanti a lui. Ed egli dirà: «Porci! Voi siete l’immagine e l’emblema della bestialità, ma venite anche voi!». E diranno i sapienti, diranno i saggi: «Signore! Perché accogli costoro?». Ed Egli dirà: «Li accolgo, o sapienti, li accolgo, o saggi, perché nessuno di loro si è mai reputato degno di ciò…». 
FËDOR DOSTOEVSKIJ

Raskòl’nikov è in balia del suo Edipo e l’assassinio della vecchia usuraia – nonché, non si dimentichi, della sorella di lei, derivante esplicitamente da una casualità “non casuale”, ossia direttamente dall’inconscio – rappresenta il tentativo patologico, in termini clinici, da parte del protagonista di risolvere i conflitti latenti con la propria madre e la propria sorella, attraverso quello che di fatto è un cattivo affare: il delitto appunto, anzi i due delitti. Il giudizio di Pasolini su Delitto e castigo è inequivocabilmente a favore del romanzo, sul quale ha fatto un’analisi scientificamente attendibile anche sul piano dinamico, estesa per giunta ad assonanze nietzscheane, per taluni aspetti discutibili ma quando si parla di Nietzsche la moltiplicazione dei punti di vista è più che normale: “Questa mia non è che un’umile chiacchierata e un’analisi psicanalitica a braccio; ma potrei però dimostrare, in un saggio documentario, come in Delitto e castigo ci sia un numero impressionante di espressioni ‘esplicitamente’ psicanalitiche. Ciò mi riempie di una sconfinata ammirazione, pari almeno a quella che sento per la impareggiabile ‘sceneggiatura’ del romanzo.” (Descrizioni di descrizioni, 4 gennaio 1974)

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