mercoledì 7 dicembre 2011

Il caffè (s)elettivo



Alla vigilia di un lungo ponte (venerdì a parte, ma subito dopo sarà di nuovo sabato) passo il pomeriggio a casa di Silvana, che sta meglio dopo un’influenza ma non al punto di volersi ancora avventurare con me domani agli scavi di Pompei, come si era stabilito. Trovo da lei Teresa e Valerio, due personaggi degni di Balzac, li descriverei se avessi una vena realistica a rappresentare due tipici intellettualini provinciali, tutti chic; nell’hinterland napoletano invece la cultura è vissuta con un maggiore senso dell’umano che non in questa piccola e altezzosa città regia. Rassicuro Silvana dicendole di non preoccuparsi affatto, che andarsene in giro l’8 dicembre non era proprio il caso, meglio così e semmai rimandiamo a un’altra volta; nel frattempo mi chiama sul cellulare Gennaro, mi propone di pranzare insieme domani ma gli rispondo di no, Gennaro mi tempesta di telefonate e mi citofona per settimane, poi scompare per mesi e adesso non va a me di vederlo.
Beviamo tutt’e quattro un caffè in cucina. Silvana non guarda la tivù, non si connette a internet, non legge i giornali, solo libri. Qualche notizia del mondo gliela do io, filtrata dal mio giudizio però, lei ne diffida. Mi critica l’uso che faccio di Facebook, dal momento che la tengo aggiornata anche su quello che succede in rete. Secondo lei, tutto accade nella mia testa, senza riscontro plausibile con la realtà. Le faccio notare che il riscontro c’è, quando c’è, e che non ho mai avuto nessun interesse per i mondi paralleli:
“Probabilmente vuoi dire che non c’è quando non c’è, ah ah ah!”
Ride anche lei.
Aggiunge che io non sono affatto minimalista. Mah.
Teresa e Silvana vanno in camera da letto e io non so che cosa dire a Valerio che resta, non solo a Valerio che non mi è del tutto antipatico ma a nessuno, quello che ho da dire lo scrivo. Sto pensando, da giorni, che la vera ambientazione dei romanzi di Moravia è francese ma non glielo dico. Mi alzo e vado nel soggiorno, aspetto che le altre due finiscano di parlottare.
Valerio è rimasto da solo in cucina. Quando è in compagnia di una donna Silvana tira fuori il suo vetero-femminismo più aggressivo, esclusivo, manicheo, semplicistico, riduttivo, per lei il mondo è diviso in maschi e femmine e stronzi sarebbero soltanto gli uni, buone le altre, indiscriminatamente. Entrano Silvana e Teresa, hanno smesso di parlare, Valerio ci raggiunge e io vado in cucina. Sembriamo le affinità elettive che non vogliono accordarsi, reimpostarsi. Io, Teresa e Valerio non siamo affini per niente, infatti.
Bevo un’altra goccia di caffè che avevo lasciato nella tazzina, telefono a Gennaro:
“Ho cambiato idea, senti Gennaro. Ho un impegno a pranzo per domani ma se vuoi, nel pomeriggio passami a prendere.”


1 commento:

vlaraie81 ha detto...

Che bella atmosfera rilassante.Mi piace.