Emily non s’è mossa dalla stanza
mai e Virginia invocando,
follemente inseguendo la realtà
di Elisa che la pretendeva, affabulata
in un romanzo ormai introvabile nelle librerie,
tutta per sé prima che fosse Musa
delirante al telefono in clinica.
Passai la prima gioventù per Roma
o Baudelaire stando sempre a Parigi
viaggiando con sostanze allucinanti
come Fritz senza tregua a Sorrento
tra servitù e malinconie incamminato
ora che siamo in primavera,
per il ghiaccio bollente e l’inchiostro.
Per Napoli, ancora oggi
si rischia l’incanto in qualsiasi minuto
angolo, altrimenti è stasi senza estasi interrotta
d’estate solamente dal mare
del Lazio da opporre alla produttività
di certa borghesia che pur girando
rimane turista a casa sua,
non per caso.
Sono andato molte volte in Sicilia. Al contrario,
mai si spostava la Woolf fino all’India.
Oggi l’amore, sembrando Leopardi
che non telefona più, a teatro
sottoforma anamorfica è interpretato
nel mondo surreale del web
inteso come il nulla divino, sua materialistica ossessione
(molto forte) e visione, tuttavia, che non s’oppone alla grazia
prima dell’11 settembre
quando era più sicuro andare a New York
o in Grecia in una vacanza che non rifarei
– ho letto i suoi desertizzati rimpianti, un nome, che è un enigma -
o in Lucania prossima a Dio
(e può quindi capirmi) o in Francia e a Berlino lussureggiante
di pagani piaceri.
Le pagine lette e rilette,
visitate in connessione artificiosa sono viaggi reali,
mai stati immaginari, se vita c’è
ospite nel letto di Myosotis
da un giorno all’altro,
nella illusa visione
delle visioni,
rimuovendo un terribile rancore
in alternativa a un pranzo consumato in fretta
fra macchie e prati.
Sandro De Fazi
pubblicata in
lapoesiaelospirito.wordpress.com
25 marzo 2010
giovedì 25 marzo 2010
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