lunedì 18 dicembre 2017

Amori ipotetici

Giorgio De Chirico, Le Muse inquietanti (1917)

Perché Leopardi non si innamorò di Laura Cipriani-Parra o di Elena Mastiani-Brunacci, le pisane, nel quasi sereno soggiorno a Pisa e preferì l’ignobile Fanny Targioni-Tozzetti, tutta letteratura e signoria, a Firenze, che lo illuse? Il motivo, o perlomeno uno dei motivi più convincenti è il seguente: gli amori ipotetici sono più interessanti di quelli reali, perché gli amanti in questo caso sono autori che alludono a una sottile rottura tra il reale che pure fingono di rappresentare e la propria opera. Non essendo la realtà (dell'amore romantico) data nell'opera se non in modo frammentario, essa si insinua di meno col suo irrinunciabile riscontro sul piano sentimentale ma pure con la sua inevitabile prosaicità, perciò tali amori ipotetici risultano anche più belli. Kierkegaard ha abbandonato Regine Olsen per poter continuare ad amarla al di là del quotidiano, Matilde Wesendock e Charlotte von Stein hanno tanto contato nella vita rispettivamente di Wagner e di Goethe proprio perché né Wagner né Goethe le hanno mai potute (o volute?) sposare. Viceversa, certi amori cosiddetti reali, paradossalmente, vissuti nell’ambito istituzionale di un fidanzamento o di un matrimonio, sono di fatto assai più ipotetici e irreali di quelli della finzione.


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