Così Marcello Gigante, riferendosi al passo: «Bisogna vivere εỉκῇ témere, au hasard, alla ventura», contenuto in Zib., 2529 (30 giu. 1822), ha asserito: «Non credo al Lonardi che
pur avendo bene scritto: “Leopardi ha sentito più di quel che si usi notare
l’attrazione e il rimpianto di una vita libera dalla finalizzazione, paga del
presente e di una speranza abbandonata e vitale” fa risalire l’accezione di εỉκῇ all’omerico αὔτως “così come
si sia εỉκῇ”: tale
presunta ascendenza omerica è errata (Cf. A
Greek-English Lexicon, compiled by H.G. Liddel and R. Scott, revised and
augmented throughout by sir H. Stuart Jones, with a revised supplement, Oxford
1996, s.v. αὔτως: i grammatici distinsero αὔτως ‘similmente’ da αὔτως
‘invano’). Né può valere la presunta autorità dello stesso Leopardi il quale
nello Zib., 4224 chiosa αὔτως di Arato (Fenomeni, 107): “’così’, come si sia, εỉκῇ”. Ma in Zib., 2529 Leopardi ha scritto “bisogna
vivere εỉκῇ”, non αὔτως. Egli,
credo, aveva letto il v. 979 dell’Edipo
Re di Sofocle:
εỉκῇ κράτιστον ζῆν, ὅπως δύναιτό τις»
(cfr. Marcello
Gigante, Leopardi e l’antico, Napoli
2002, p. 53).
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