lunedì 28 marzo 2022

IO, ANGELO NERO di Pino Pelosi

Non è mai il soggetto cartesiano a redigere un’autobiografia ma il soggetto frantumato, e quello di Io, Angelo Nero di Pino Pelosi (Roma, Sinnos Editrice, 1995) è emblematicamente e indubbiamente frantumato come l'io di tutti e come la struttura stessa del libro. Il risultato è letterariamente interessante perché la necessità discrivere e riscrivere la propria vitacome affermato dallo psicologo Gaetano De Leo nella prefazione, rappresenta una soluzione creativa, un modo di reagire alla pressione della comunicazione di massa che all’assassino di Pier Paolo Pasolini toccò subito subire. La scrittura come resistenza etica. L’autobiografo a sua volta è affine al paziente in analisi (Paul Jay). Potremmo parlare di una scrittura collaborativa dal momento che al testo originale di Pelosi ha messo mano per correggerlo una giornalista di cui non viene fatto il nome, ma non sarebbe giusto e neppure vero. Nel Patto autobiografico di Philippe Lejeune (ripreso da Lucia Fiorella in Oltre il patto autobiografico. Da Barthes a Coetzee, Roma, Artemide, 2020) deve esserci coincidenza tra autore, narratore e protagonista contrariamente a quanto accade nel romanzo, anche se la vita dell’autore in questione è stata romanzesca soprattutto a partire da quella tragica notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia. La fascinazione è quella di seguire le vicende di un fuori-storia eslege, non certo innocente, che in vari momenti della sua vita cerca di mettere l'accento sulla storia della sua personalità.

 


 


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