Il platonismo vissuto, quale si trova in
Dante e negli altri stilnovisti, nonché nelle Rime di Michelangelo, è la legittimazione letteraria
dell'esaltazione fisica.
Esso è certo a prima vista riduttivo
dell'esperienza concreta: basandosi quest'ultima sulla mera apparenza dei
particolari corporei - il bel viso, ma poi la carne in generale - potrebbe
incontrare l'obiezione, ipoteticamente proprio
da parte degli oggetti
così celebrati, che l'amore risultante non sia autentico, perché parziale, né
da prendersi seriamente. Ma, essendo Beatrice o Tommaso Cavalieri soltanto
oggetti simbolici, le loro persone reali soltanto pretesti, essi finiscono per
moltiplicare le loro identità trasfigurate, per farsi energia dell'esperienza
amorosa fuori della letteratura.
l tentativo superoministico di Stefan
George è stato insieme vitalistico e letterario.
Esso ha rappresentato qualcosa di più di
una poetica tensione ideale o esperienza praticata nell'ambito comunitario, sia
pur elitario, del George-Kreis. È stato la conferma, sul finire dell'Ottocento
e agli inizi del Novecento, di come l'Eros culturale si coniughi perfettamente, nel contesto delineato, con l'essere dell'idea. E
se ne capisce pure bene il motivo. Tenere vivo il desiderio senza giungere al
suo compimento valorizza la sublimazione. Il giovanissimo Maximin Kronberger
come Beatrice muore infatti prematuramente. [...] Sta di fatto che il
fondamento del George-Kreis diventò spinta propulsiva in senso civile, in
termini di estetismo ellenico e coincidendo col nazionalismo tedesco,
successivamente confluito nella deriva nazista, dalla quale George si dissociò
(benché questo punto sia controverso). Certo il nazismo strumentalizzò George
non diversamente da Nietzsche. Ma importa soprattutto evidenziare
l'analogia con l'educazione dell'uomo greco dell'antichità in direzione
della polis. E Werner Jaeger si appellerà a un ritorno alla paideia, dopo la
seconda guerra mondiale.
* * *
Crocevia
Crocevia...
siamo alla fine.
Già è scesa la sera:
anche questa è la fine.
Breve il cammino:
chi può esserne stanco?
Per me è già troppo lungo:
il dolore stanca.
Mani si offrivano:
perché non le hai prese?
Sospiri sospesi...
non li hai intesi!
La mia strada
tu non la segui.
Lacrime scorrono
tu non le vedi.
(Stefan George,
trad. Quirino Principe)
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